giovedì 19 settembre 2013

CIRCOLO DEI LETTORI

Ieri al Circolo dei lettori ho assistito a due conferenze particolarmente interessanti:
la prima era con LUCA TARANTELLI figlio dell'economista EZIO ucciso dalle Brigate Rosse nel 1985.
accompagnato da Mario Calabresi direttore della Stampa che ha presentato il libro scritto da Luca sulla vita, il lavoro e la personalità di suo padre, morto quando lui aveva soltanto 13 anni.
Il libro è intitolato "Il sogno che uccise mio padre" storia  di Ezio Tarantelli che voleva lavoro per tutti"
Per prima cosa Mario Calabresi ha sottolineato la somiglianza tra il loro destino, tutti e due privati di un padre importante, in modo tragico, tutti e due ancora bambini e quindi pieni di dolore, insieme alle loro madri, tutte e due donne veramente eccezionali, che hanno fatto di tutto per crescerli senza odio, come sarebbe stato quasi naturale.
LUCA è un tipo molto schivo, mi è parso timidissimo e ci ha raccontato con commozione come , per scrivere il suo libro, ha incontrato tanti amici del padre, studenti, professori , bancari famosi che lo avevano aiutato tra cui CIAMPI, che ricordavano questo giovane professore economista,( quando è morto aveva appena 43 anni, ) e che ne apprezzavano il rigore, la passione  con cui esponeva le sue idee.
Aveva studiato in America con almeno tre premi Nobel tra cui MODIGLIANI  e quando tornò in Italia comincò ad insegnare in Università.
Purtroppo le sue idee liberali, moderne sul lavoro, sull'economia in quel momento gli attirarono l'odio di molti e le Brigate Rosse lo uccisero: Fu uno degli ultimi  , nel 1985 sembrava che la stagione delle stragi fosse finita:
negli anni 70 erano state terribili , fino al rapimento di Moro e alla sua morte.
Quando si parlava dei morti ammazzati dalle Brigate Rosse non si pensava che erano anche uomini normali, mariti, padri di famiglia, LUIGI CALABRESI aveva appena 35 anni e tre figli di cui uno doveva ancora nascere.!

La seconda conferenza è stata con una scrittrice giovane , al suo primo romanzo: NOEMI CUFFIA. Presentata da un altro scrittore torinese : LUCA RAGAGNIN  ci ha fatto scoprire il suo libro:" Il metodo della bomba atomica"
Un titolo molto strano che non rende affatto l'idea di  cosa sia questo romanzo: essenzialmente una storia d'amore e di mistero, lo sto leggendo e mi piace.
NOEMI scrive molto sulla rete, ha un blog molto seguito che si intitola Tazzina di caffè e anche per questo mi è piaciuta. Dice che sta già scrivendo un altro libro; bene la risentirò


venerdì 13 settembre 2013

TORINO CRESCE PLURALE




ESSERE OGGI
CONTRO UNA SOCIETA' MULTIETNICA
E' COME VIVERE IN ALASKA
ED ESSERE CONTRO LA NEVE:

                                     William Faulkner

martedì 3 settembre 2013

SEAMUS HEANEY POETA IRLANDESE


E' morto pochi giorni fa il poeta Seamus Heaney premio Nobel per la letteratura nel 1995.
Purtroppo devo dire che non ne avevo mai sentito parlare!! Ma avendo letto degli articoli che raccontano la sua vita e leggendo alcune delle sue poesie mi sono innamorata di lui.
Quasi come ho capito e ammirato subito Wistawa Szymborska , anche lei premio Nobel nel 1996. Che meraviglia sono le sue poesie , che sembrano semplici e parlano della quotidianità del mondo reale, i semplici legami fra gli uomini, l'amore domestico, l'album con le foto di famiglia  , una gita ,il circo. Un mondo, dietro a cui si nascondono altri mondi possibili e immaginati.
Anche Seamus Heaney da quel poco che ho letto, ma lo approfondirò al più presto, parla della sua terra, l'Irlanda, e si occupa con viva attenzione del dettaglio anche minimo dell'opera umana, nella sua tradizione e nel suo lavoro.
Dicono che fosse una persona estremamente umile e simpatica, un grande uomo che aveva molto da insegnarci con la solidità morale e culturale.
Una delle sue poesie più famose è SCAVANDO

Tra il mio indice e il pollice sta la penna,
salda come una rivoltella.

Sotto la mia finestra un suono graffiante.
Quando la vanga affonda nella ghiaia:
Mio padre che scava. Guardo giù

Finchè la sua schiena china tra le aiuole,
Si risolleva, vent'anni addietro,
Piegandosi a ritmo in mezzo ai solchi
Di patate che scavava.

Il rozzo scarpone poggiato sulla staffa,
Il manico all'interno del ginocchio sollevato con fermezza,
Sradicava le alte cime, infossando l'orlo lucente.
Per spargere le patate nuove che noi raccoglievamo
Amandone la fresca durezza fra le mani.

Dio, sapeva usare una vanga il mio vecchio,
Proprio come il suo vecchio

Mio nonno tagliava più torba in una giornata
Di chiunque altro uomo alla torbiera di Toner.

Una volta gli portai del latte in una bottiglia
Turata alla men peggio con un pezzo di carta.

Si raddrizzò per berne e subito riprese
A tagliare e intaccare nettamente,
Spalando pesanti zolle, gettandosele alle spalle,
Andando a fondo, sempre più a fondo
In cerca di buona torba. Scavando

Il freddo aroma d'amido nel terricccio, il risucchio
E lo schiaffo della torba umida, i tagli netti della lama
Nelle radici vive mi risvegliano la memoria.

Ma non ho una vanga per imitare uomini come loro.

Tra il mio indice e pollice
Sta acquattata la penna.
Scaverò con quella.



Il