martedì 3 settembre 2013
SEAMUS HEANEY POETA IRLANDESE
E' morto pochi giorni fa il poeta Seamus Heaney premio Nobel per la letteratura nel 1995.
Purtroppo devo dire che non ne avevo mai sentito parlare!! Ma avendo letto degli articoli che raccontano la sua vita e leggendo alcune delle sue poesie mi sono innamorata di lui.
Quasi come ho capito e ammirato subito Wistawa Szymborska , anche lei premio Nobel nel 1996. Che meraviglia sono le sue poesie , che sembrano semplici e parlano della quotidianità del mondo reale, i semplici legami fra gli uomini, l'amore domestico, l'album con le foto di famiglia , una gita ,il circo. Un mondo, dietro a cui si nascondono altri mondi possibili e immaginati.
Anche Seamus Heaney da quel poco che ho letto, ma lo approfondirò al più presto, parla della sua terra, l'Irlanda, e si occupa con viva attenzione del dettaglio anche minimo dell'opera umana, nella sua tradizione e nel suo lavoro.
Dicono che fosse una persona estremamente umile e simpatica, un grande uomo che aveva molto da insegnarci con la solidità morale e culturale.
Una delle sue poesie più famose è SCAVANDO
Tra il mio indice e il pollice sta la penna,
salda come una rivoltella.
Sotto la mia finestra un suono graffiante.
Quando la vanga affonda nella ghiaia:
Mio padre che scava. Guardo giù
Finchè la sua schiena china tra le aiuole,
Si risolleva, vent'anni addietro,
Piegandosi a ritmo in mezzo ai solchi
Di patate che scavava.
Il rozzo scarpone poggiato sulla staffa,
Il manico all'interno del ginocchio sollevato con fermezza,
Sradicava le alte cime, infossando l'orlo lucente.
Per spargere le patate nuove che noi raccoglievamo
Amandone la fresca durezza fra le mani.
Dio, sapeva usare una vanga il mio vecchio,
Proprio come il suo vecchio
Mio nonno tagliava più torba in una giornata
Di chiunque altro uomo alla torbiera di Toner.
Una volta gli portai del latte in una bottiglia
Turata alla men peggio con un pezzo di carta.
Si raddrizzò per berne e subito riprese
A tagliare e intaccare nettamente,
Spalando pesanti zolle, gettandosele alle spalle,
Andando a fondo, sempre più a fondo
In cerca di buona torba. Scavando
Il freddo aroma d'amido nel terricccio, il risucchio
E lo schiaffo della torba umida, i tagli netti della lama
Nelle radici vive mi risvegliano la memoria.
Ma non ho una vanga per imitare uomini come loro.
Tra il mio indice e pollice
Sta acquattata la penna.
Scaverò con quella.
Il
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento